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#BeatAirPollution- GIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTE

La parola d’ordine della giornata mondiale dell’ambiente è #BeatAirPollution.

L’aria, la nostra risorsa vitale primaria, è allo stesso tempo un killer invisibile: avvelenata dagli inquinanti, mina la nostra salute e contribuisce al riscaldamento del Pianeta. Suona quindi molto attuale il #BeatAirPollution, il tema scelto per celebrare la Giornata mondiale dell’ambiente 2019, il 5 giugno, dedicata alla lotta all’inquinamento atmosferico.

La ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica su temi ambientali globali (nel 2018 è stato l’inquinamento da plastica), sarà quest’anno ospitata dalla città di Hangzhou, in Cina, uno dei Paesi simbolo del problema globale delle emissioni dannose.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno 7 milioni di persone muoiono a causa dell’esposizione all’aria inquinata, che respirano all’aperto o in ambienti domestici. Tra queste morti evitabili, 2,2 milioni sono dovute a ictus, 2 milioni circa a problemi cardiaci, 1,7 milioni a malattie polmonari e tumori. In oltre la metà dei casi (3,8 milioni) a uccidere è l’inquinamento domestico dovuto alle emissioni dei combustibili usati per il riscaldamento e la cottura di cibi, ed è qui che il problema globale dello smog si intreccia con quello della povertà e delle disuguaglianze sociali.

Se infatti 9 persone su 10 vivono in luoghi che non rispettano gli standard di sicurezza sull’inquinamento atmosferico previsti dall’OMS, la maggior parte delle 3,8 milioni di morti per inquinamento domestico si verifica in Paesi in via di sviluppo densamente popolati, dove si vive in condizioni di povertà in spazi ristretti e poco ventilati, e spesso si è costretti a bruciare combustibili solidi (legname, carbone, letame, scarti agricoli) o cherosene per cucinare o scaldarsi.

In queste realtà si vive esposti a un doppio pericolo per la salute, l’inquinamento domestico e quello esterno. Al di là quindi del problema ambientale, con il quale questo aspetto è strettamente connesso, l’accento è posto quest’anno sul tema dell’iniquità sociale. Secondo l’OMS, il 97% delle città con oltre 100 mila abitanti dei Paesi a basso e medio reddito non incontra i requisiti base sulla pulizia dell’aria. Nei Paesi industrializzati, questa percentuale scende al 49%. Si calcola che 4 su 7 delle vittime di inquinamento dell’aria abiti nelle regioni dell’Asia-Pacifico.

Se infatti 9 persone su 10 vivono in luoghi che non rispettano gli standard di sicurezza sull’inquinamento atmosferico previsti dall’OMS, la maggior parte delle 3,8 milioni di morti per inquinamento domestico si verifica in Paesi in via di sviluppo densamente popolati, dove si vive in condizioni di povertà in spazi ristretti e poco ventilati, e spesso si è costretti a bruciare combustibili solidi (legname, carbone, letame, scarti agricoli) o cherosene per cucinare o scaldarsi.

C’È MOLTO DA FARE. La buona notizia in questo quadro desolante è che l’inquinamento atmosferico è prevenibile. Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente supporta insieme all’OMS la campagna Breathe Life, che punta a mobilitare cittadini e istituzioni su questo tema (con l’impegno quotidiano individuale; attraverso le scelte politiche, e mediante programmi di monitoraggio dell’aria), per proteggere la salute di tutti. 

(Articolo di Focus del 04 Giugno 2019 a cura di Elisabetta Intini)

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